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lunedì 11 febbraio 2013

L’Exeter Book

L’Exeter Book – Exeter Cathedral Library MS 3501 -  chiamato anche Codex Exoniensis, assieme ad altri tre manoscritti (Vercelli Book, Junius Manuscrip e Nowel Codex) compongono il corpus principale della poesia anglosassone. Sebbene non si sappia la data precisa della sua stesura si suppone sia stato redatto tra il 960 e il 990, durante il cosiddetto revival Benedettino. Il primo riferimento preciso a proposito lo ritroviamo nel 1050, anno che vide l’assunzione della carica di vescovo di Exeter da parte di Leofric[1], il quale lo descrive come “mycel englisc boc be gehwilcum þingum leoðwisan geworht”[2]. Il manoscritto non ci è pervenuto nella sua forma originale, si è potuto constatare che i primi otto fogli dei centotrentuno originali sono stati sostituiti; dei fogli sottratti non si ha più traccia. 

Il manoscritto è conosciuto come unica testimonianza delle cosiddette ‘elegie vernacolari’[3] , dei poemetti accomunati dal fatto di possedere dei nomi fittizi - Wulf and Eadwacer, The Seafarer, The Wanderer, The Wife’s Lament, The Husband’s Message, The Ruin, Deor e The Exile’s Prayer (chiamato anche Resignation) sono difatti nomi assegnati dagli studiosi - e di trattare i temi della perdita, della sofferenza e della mortalità. Tra di essi, Wulf and Eadwacer e The Wife’s Lament sono caratterizzati da una voce narrante femminile. 

L’Exeter Book non contiene unicamente elegie, al suo interno sono infatti contenuti poemi religiosi (Christ, Guthlac A-B, Azarius e The Phoenix) assieme ad altri componimenti poetici come il Widsith e i novantacinque Riddles.




[1] Vescovo di Exeter dal 1050 al 1072, anno della sua morte.
[2] Traduzione “Un grande libro in inglese contenente testi poetici di ogni tipo”.
[3] Chiamate in questo modo per distinguerle dai passaggi elegiaci contenuti nel Beowulf e da quelle in Latino. Cfr. C. Fell, Perseption of Transience, in M. Godden, M. Lapidge (eds.), The Cambridge Companion to Old English Literature, Cambridge University Press, Cambridge, 1991, p. 172.

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